Il palcoscenico, l'illusionismo...
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Il palcoscenico, l'illusionismo...
Lo scritto di una cara amica, che merita di trovarsi fra queste pagine...
La spettacolarità appartiene all’essere umano attraverso azioni più o meno consapevoli che lo rendono protagonista di una storia nella quale si cala seguendo un copione, un copione che qualcuno definirebbe libero arbitrio misto a fatalità.
Gli effetti scenici vengono accuratamente studiati, ogni parte dell’arredo viene collocato nella giusta area o dimensione affinché si rappresenti al meglio il clima e ambiente nell’ambito del quale l’attore protagonista dovrà muoversi, nel rispetto del copione ma anche dell’improvvisazione.
Stabilito il ruolo, delineato il tipo di storia che si andrà a rappresentare.. qualche ritocco ancora e quindi qualche effetto sonoro e gioco di luci ed ecco pronto quel meraviglioso palcoscenico sul quale si dovrà salire. Manca ancora qualcosa però… manca il costume di scena!
La scelta del costume di scena è fondamentale perché sarà l’elemento sul quale si soffermerà l’occhio dello spettatore, quell’elemento che darà una connotazione allo stesso personaggio, che gli attribuirà un volto e che medierà fra il personaggio stesso e l’illusione (intesa come condizione artificiosa) circa una realtà che si andrà a manifestare.
Manca ancora qualcosa per completare il tutto… manca un elemento interiore e cioè la parte autentica di sé che si mette in gioco su quel palcoscenico, mancano le capacità rappresentative ed intuitive (abilità) che saranno le vere protagoniste di quel palcoscenico, quelle che daranno enfasi e quindi carattere al personaggio stabilendone l’apprezzamento o meno da parte del pubblico.
Di solito un vero attore ha la capacità di astrarsi dalla sua vera personalità, studia quel personaggio e lo mette in opera consapevole di recitare un ruolo, ma se facciamo della nostra vita un palcoscenico purtroppo decadono le condizioni dell’illusione e quel personaggio incomincerà ad appartenerci sempre di più fuorviandoci non poco.
Quanti di noi hanno un modello fantasioso al quale vorrebbero avvicinarsi, che considerano vincente, frutto di etichette sterili ed inutili ben lontane dalla loro realtà, che generano insoddisfazione, senso di abbandono e d’incompiutezza? Quanti di noi credono di volersi bene seguendo quei modelli scenici che teoricamente ci piacciono, pur non appartenendoci, accecati dal fascino della loro irraggiungibilità? Quanti sono tranquillizzati solo dal senso d’immortalità delle condizioni, delle sensazioni e dei sentimenti, quasi a diventarne schiavi dipendenti senza dei quali si sentirebbero solo orfani ed poveri per la paura, la paura di non riuscire a farcela da soli e di non valere abbastanza tanto da disconoscere totalmente l’esistenza del loro valore?
Penso che nel momento in cui si smette di attribuirsi un valore come persona, nel momento in cui si diventa dipendenti da un altro, nel momento in cui si smette di pensare e di progettare, di rinnovarsi e di aprire le innumerevoli porte verso il mondo, verso l’esperienza e verso la novità, in quel preciso momento smettiamo di esistere perchè smettiamo di essere uomini per trasformarci in marionette.
Giada
La spettacolarità appartiene all’essere umano attraverso azioni più o meno consapevoli che lo rendono protagonista di una storia nella quale si cala seguendo un copione, un copione che qualcuno definirebbe libero arbitrio misto a fatalità.
Gli effetti scenici vengono accuratamente studiati, ogni parte dell’arredo viene collocato nella giusta area o dimensione affinché si rappresenti al meglio il clima e ambiente nell’ambito del quale l’attore protagonista dovrà muoversi, nel rispetto del copione ma anche dell’improvvisazione.
Stabilito il ruolo, delineato il tipo di storia che si andrà a rappresentare.. qualche ritocco ancora e quindi qualche effetto sonoro e gioco di luci ed ecco pronto quel meraviglioso palcoscenico sul quale si dovrà salire. Manca ancora qualcosa però… manca il costume di scena!
La scelta del costume di scena è fondamentale perché sarà l’elemento sul quale si soffermerà l’occhio dello spettatore, quell’elemento che darà una connotazione allo stesso personaggio, che gli attribuirà un volto e che medierà fra il personaggio stesso e l’illusione (intesa come condizione artificiosa) circa una realtà che si andrà a manifestare.
Manca ancora qualcosa per completare il tutto… manca un elemento interiore e cioè la parte autentica di sé che si mette in gioco su quel palcoscenico, mancano le capacità rappresentative ed intuitive (abilità) che saranno le vere protagoniste di quel palcoscenico, quelle che daranno enfasi e quindi carattere al personaggio stabilendone l’apprezzamento o meno da parte del pubblico.
Di solito un vero attore ha la capacità di astrarsi dalla sua vera personalità, studia quel personaggio e lo mette in opera consapevole di recitare un ruolo, ma se facciamo della nostra vita un palcoscenico purtroppo decadono le condizioni dell’illusione e quel personaggio incomincerà ad appartenerci sempre di più fuorviandoci non poco.
Quanti di noi hanno un modello fantasioso al quale vorrebbero avvicinarsi, che considerano vincente, frutto di etichette sterili ed inutili ben lontane dalla loro realtà, che generano insoddisfazione, senso di abbandono e d’incompiutezza? Quanti di noi credono di volersi bene seguendo quei modelli scenici che teoricamente ci piacciono, pur non appartenendoci, accecati dal fascino della loro irraggiungibilità? Quanti sono tranquillizzati solo dal senso d’immortalità delle condizioni, delle sensazioni e dei sentimenti, quasi a diventarne schiavi dipendenti senza dei quali si sentirebbero solo orfani ed poveri per la paura, la paura di non riuscire a farcela da soli e di non valere abbastanza tanto da disconoscere totalmente l’esistenza del loro valore?
Penso che nel momento in cui si smette di attribuirsi un valore come persona, nel momento in cui si diventa dipendenti da un altro, nel momento in cui si smette di pensare e di progettare, di rinnovarsi e di aprire le innumerevoli porte verso il mondo, verso l’esperienza e verso la novità, in quel preciso momento smettiamo di esistere perchè smettiamo di essere uomini per trasformarci in marionette.
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