Isabella Morra
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Isabella Morra
Grazie a Rosi, mia nuova e dolcissima amica, scopro questa splendida poetessa, uccisa dai fratelli, straordinaria e ardita donna del Cinquecento...
Grande poetessa, credo, fine dicitrice di un tempo antico...
Rime III
D’un alto monte onde si scorge il mare
miro sovente io, tua figlia Isabella,
s’alcun legno spalmato in quello appare,
che di te, padre, a me doni novella.
Ma la mia adversa e dispietata stella
non vuol ch'alcun conforto possa entrare
nel tristo cor, ma, di pietà rubella,
la calda speme in pianto fa mutare.
Ch’io non veggo nel mar remo né vela
(così deserto è l'infelice lito)
che l’onde fenda o che la gonfi il vento.
Contra Fortuna alor spargo querela,
poichè ho in odio il denigrato sito,
come sola cagion del mio tormento.
Grande poetessa, credo, fine dicitrice di un tempo antico...
Rime III
D’un alto monte onde si scorge il mare
miro sovente io, tua figlia Isabella,
s’alcun legno spalmato in quello appare,
che di te, padre, a me doni novella.
Ma la mia adversa e dispietata stella
non vuol ch'alcun conforto possa entrare
nel tristo cor, ma, di pietà rubella,
la calda speme in pianto fa mutare.
Ch’io non veggo nel mar remo né vela
(così deserto è l'infelice lito)
che l’onde fenda o che la gonfi il vento.
Contra Fortuna alor spargo querela,
poichè ho in odio il denigrato sito,
come sola cagion del mio tormento.
Ultima modifica di Betty Boop il Dom 16 Mar 2008 - 15:52 - modificato 2 volte.
Betty Boop- Nonna Belarda/Nonno Geppo
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Numero di messaggi : 1817
Località : nei pressi di Roma
Occupazione/Hobby : recitazione, lettura, scrittura
"Chi sei" in poche parole : amo il teatro e la buona conversazione
Data d'iscrizione : 08.01.08
Re: Isabella Morra
Rime VI
Fortuna che sollevi in alto stato
ogni depresso ingegno, ogni vil core,
or fai che ‘l mio in lagrime e ‘n dolore
viva più che altro afflitto e sconsolato.
Veggio il mio Re da te vinto e prostrato
sotto la rota tua, pieno d’orrore,
lo qual, fra gli altri eroi, era il maggiore,
che da Cesare in qua fusse mai Stato.
Son donna, e contra de le donne dico:
che tu, Fortuna, avendo il nome nostro,
ogni ben nato cor hai per nemico.
E spesso grido col mio rozo inchiostro,
che chi vuol esser tuo più caro amico
sia degli uomini orrendo e raro mostro
Fortuna che sollevi in alto stato
ogni depresso ingegno, ogni vil core,
or fai che ‘l mio in lagrime e ‘n dolore
viva più che altro afflitto e sconsolato.
Veggio il mio Re da te vinto e prostrato
sotto la rota tua, pieno d’orrore,
lo qual, fra gli altri eroi, era il maggiore,
che da Cesare in qua fusse mai Stato.
Son donna, e contra de le donne dico:
che tu, Fortuna, avendo il nome nostro,
ogni ben nato cor hai per nemico.
E spesso grido col mio rozo inchiostro,
che chi vuol esser tuo più caro amico
sia degli uomini orrendo e raro mostro
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Re: Isabella Morra
Rime IX
Se a la propinqua speme nuovo impaccio
o Fortuna crudele o l’empia Morte,
com'han soluto, ahi lassa, non m’apporte,
rotta avrò la prigione e sciolto il laccio.
Ma, pensando a quel dì, ardo ed agghiaccio,
c’hè ‘l timore e ‘l desio son le mie scorte;
a questo or chiudo, or apro a quel le porte,
e, in forse, di dolor mi struggo e sfaccio.
Con ragione il desio dispiega i vanni
ed al suo porto appressa il bel pensiero
per trar quest’alma da perpetui affanni.
Ma Fortuna al timor mostra il sentiero
erto ed angusto e pien di tanti inganni,
che nel più bel sperar poi mi dispero.
Se a la propinqua speme nuovo impaccio
o Fortuna crudele o l’empia Morte,
com'han soluto, ahi lassa, non m’apporte,
rotta avrò la prigione e sciolto il laccio.
Ma, pensando a quel dì, ardo ed agghiaccio,
c’hè ‘l timore e ‘l desio son le mie scorte;
a questo or chiudo, or apro a quel le porte,
e, in forse, di dolor mi struggo e sfaccio.
Con ragione il desio dispiega i vanni
ed al suo porto appressa il bel pensiero
per trar quest’alma da perpetui affanni.
Ma Fortuna al timor mostra il sentiero
erto ed angusto e pien di tanti inganni,
che nel più bel sperar poi mi dispero.
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