il linguaggio
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il linguaggio
Il linguaggio è un sistema di simboli finiti arbitrari combinati in accordo alle regole della grammatica per poter comunicare. I vari linguaggi usano suoni, combinazioni degli stessi e altri simboli per rappresentare oggetti, concetti, emozioni, idee e pensieri. La capacità di linguaggio si è sviluppata nell'uomo a seguito di mutamenti strutturali della cavità orale. In particolare l'arretramento dell'ugola ha reso l'essere umano capace di esprimere una gamma sonora variegata, capace di garantire una non generica nomazione del mondo.
Ultima modifica di gaietta2710 il Ven 1 Ago 2008 - 10:29 - modificato 1 volta.
gaietta2710- Tenente Colombo
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LO SVILUPPO CONCETTUALE DEL BAMBINO
L'acquisizione del linguaggio da parte del bambino avviene lungo un percorso che segue il suo sviluppo mentale.
Jean Piaget, (scienziato e psicologo svizzero, 1896 - 1980) ha studiato approfonditamente lo sviluppo cognitivo del bambino ed ha schematizzato le diverse fasi di sviluppo in due periodi principali: il periodo senso-motorio (0 - 2 anni) e il periodo concettuale (2 - 15 anni), a loro volta suddivisibili in vari stadi.
E' interessante conoscere a grandi linee la teoria di Piaget perchè ci aiuta a capire il percorso di crescita dei nostri figli, le loro conquiste quotidiane, la loro continua evoluzione.
Lo sviluppo della mente nel periodo senso-motorio ( i primi due anni di vita) permette al bambino di imparare ad interagire con l'ambiente. Il bebè infatti è solo in grado di utilizzare dei riflessi innati come il succhiare, il piangere, ecc. e non è in grado di coordinare la percezione di un oggetto con i propri movimenti. E' per questo che non è ancora in grado di afferrare degli oggetti.
Allo stesso modo non è in grado di associare dei suoni a degli oggetti: come il nome di una cosa e la cosa stessa.
Tra i 4 e gli 8 mesi il bambino incomincia a sviluppare la consapevolezza del fatto che gli oggetti (compresa la mamma) sono entità separate da lui. Questa consapevolezza gli permette di formarsi delle rappresentazioni interne (immagini personali) degli oggetti che, una volta acquisite, gli permettono di "pensare" ad un oggetto senza che questo sia presente. Quindi in questa fase il bambino si forma un'immagine della mamma, che è in grado di mantenere, anche se la mamma non è presente.
La capacità di costruirsi rappresentazioni degli oggetti si sviluppa ulteriormente per tutti i due anni di vita e si complessifica al punto da permettere al bambino di incominciare a dare un nome a quelle rappresentazioni.
Ecco allora che incomincia ad associare i nomi agli oggetti e prova a pronunciare egli stesso quei nomi per indicare quegli oggetti.
L'evoluzione in questa direzione è rapida, basti pensare che normalmente un bambino intorno ai 18 mesi è in grado di chiedere un cosa che non vede.
Il periodo concettuale, che inizia intorno ai due anni e prosegue fino all'adolescenza, quando si completa lo sviluppo della mente del bambino, è caratterizzato da tre periodi successivi.
Tra i 2 e i 7 anni il bambino sviluppa ulteriormente le proprie rappresentazioni degli oggetti e acquisisce la capacità di classificare gli oggetti in base ad alcune proprietà come il colore, la forma,...
Tra i 2 e i 4 anni il bambino sviluppa il gioco simbolico, ossia la capacità di utilizzare un oggetto al posto di un altro, ad es. uno sgabello "diventa" di un cavallo.
Tra i 7 e gli 11 anni (periodo che Piaget definisce stadio delle operazioni concrete), il bambino impara a compiere operazioni mentali utilizzando alcuni concetti quali numero, peso, volume,...
Dopo i 12 anni, lo sviluppo mentale del bambino si completa. Tra i 12 e i 15 anni impara a utilizzare concetti complessi e simboli, sviluppa la capacità di risolvere problemi scientifici formulando delle ipotesi
Jean Piaget, (scienziato e psicologo svizzero, 1896 - 1980) ha studiato approfonditamente lo sviluppo cognitivo del bambino ed ha schematizzato le diverse fasi di sviluppo in due periodi principali: il periodo senso-motorio (0 - 2 anni) e il periodo concettuale (2 - 15 anni), a loro volta suddivisibili in vari stadi.
E' interessante conoscere a grandi linee la teoria di Piaget perchè ci aiuta a capire il percorso di crescita dei nostri figli, le loro conquiste quotidiane, la loro continua evoluzione.
Lo sviluppo della mente nel periodo senso-motorio ( i primi due anni di vita) permette al bambino di imparare ad interagire con l'ambiente. Il bebè infatti è solo in grado di utilizzare dei riflessi innati come il succhiare, il piangere, ecc. e non è in grado di coordinare la percezione di un oggetto con i propri movimenti. E' per questo che non è ancora in grado di afferrare degli oggetti.
Allo stesso modo non è in grado di associare dei suoni a degli oggetti: come il nome di una cosa e la cosa stessa.
Tra i 4 e gli 8 mesi il bambino incomincia a sviluppare la consapevolezza del fatto che gli oggetti (compresa la mamma) sono entità separate da lui. Questa consapevolezza gli permette di formarsi delle rappresentazioni interne (immagini personali) degli oggetti che, una volta acquisite, gli permettono di "pensare" ad un oggetto senza che questo sia presente. Quindi in questa fase il bambino si forma un'immagine della mamma, che è in grado di mantenere, anche se la mamma non è presente.
La capacità di costruirsi rappresentazioni degli oggetti si sviluppa ulteriormente per tutti i due anni di vita e si complessifica al punto da permettere al bambino di incominciare a dare un nome a quelle rappresentazioni.
Ecco allora che incomincia ad associare i nomi agli oggetti e prova a pronunciare egli stesso quei nomi per indicare quegli oggetti.
L'evoluzione in questa direzione è rapida, basti pensare che normalmente un bambino intorno ai 18 mesi è in grado di chiedere un cosa che non vede.
Il periodo concettuale, che inizia intorno ai due anni e prosegue fino all'adolescenza, quando si completa lo sviluppo della mente del bambino, è caratterizzato da tre periodi successivi.
Tra i 2 e i 7 anni il bambino sviluppa ulteriormente le proprie rappresentazioni degli oggetti e acquisisce la capacità di classificare gli oggetti in base ad alcune proprietà come il colore, la forma,...
Tra i 2 e i 4 anni il bambino sviluppa il gioco simbolico, ossia la capacità di utilizzare un oggetto al posto di un altro, ad es. uno sgabello "diventa" di un cavallo.
Tra i 7 e gli 11 anni (periodo che Piaget definisce stadio delle operazioni concrete), il bambino impara a compiere operazioni mentali utilizzando alcuni concetti quali numero, peso, volume,...
Dopo i 12 anni, lo sviluppo mentale del bambino si completa. Tra i 12 e i 15 anni impara a utilizzare concetti complessi e simboli, sviluppa la capacità di risolvere problemi scientifici formulando delle ipotesi
gaietta2710- Tenente Colombo
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COME INCORAGGIARE LE SUE PRIME PAROLE
sconsigliabile:
correggerlo sempre, ogni volta che prova a formulare una parola e fa un errore, perché potrebbe scoraggiarsi e rinunciare
inventare per lui parole storpiate che imitano il "bambinese"(il modo di parlare dei bambini piccoli), perché gli si da un modello sbagliato da cui imparare.
Come comportarsi:
parlare spesso con il bambino, utilizzando frasi brevi e semplici e scandendo bene le parole.
rispondere sempre a quello che il bambino dice, anche se ci sembra incomprensibile. Questo favorirà in lui la comprensione dei turni della conversazione.
quando il bambino dice qualcosa che non capiamo, suggerire una interpretazione di quello che voleva dire e rispondergli in questo modo
se osserva o indica delle cose o persone, nominargliele sempre
oltre a nominare le cose è bene anche collegare le parole con aggettivi e costruire brevissime frasi.
correggerlo sempre, ogni volta che prova a formulare una parola e fa un errore, perché potrebbe scoraggiarsi e rinunciare
inventare per lui parole storpiate che imitano il "bambinese"(il modo di parlare dei bambini piccoli), perché gli si da un modello sbagliato da cui imparare.
Come comportarsi:
parlare spesso con il bambino, utilizzando frasi brevi e semplici e scandendo bene le parole.
rispondere sempre a quello che il bambino dice, anche se ci sembra incomprensibile. Questo favorirà in lui la comprensione dei turni della conversazione.
quando il bambino dice qualcosa che non capiamo, suggerire una interpretazione di quello che voleva dire e rispondergli in questo modo
se osserva o indica delle cose o persone, nominargliele sempre
oltre a nominare le cose è bene anche collegare le parole con aggettivi e costruire brevissime frasi.
gaietta2710- Tenente Colombo
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CON QUALE LINGUAGGIO PARLARE AI BAMBINI?
Il linguaggio dei genitori verso i propri figli si modifica e si complessifica naturalmente seguendo la crescita del bimbo.
E' diffusa, specie fra nonne e nonni, l'abitudine a parlare ai bambini con un linguaggio infantile, storpiando le parole come se le pronunciasse un bimbo piccolo: questo tipo di linguaggio è "il bambinese". Ma, se questa forma molto infantile va bene quando ci si rivolge a un neonato, quando il bambino incomincia a sperimentere le prime parole è necessario insegnargli la pronuncia corretta, nella forma grammaticale e nella sintassi (seppur semplificata) corrette.
Il linguaggio tra adulti e bambini si modifica seguendo la crescita e le maggiori capacità di comprensione del bambino; per questo, non c'è un "modo giusto" che vada bene sempre.
Comunque si possono tenere presenti alcuni spunti:
- il bambinese è una forma di comunicazione che mette subito in sintonia il neonato con la mamma: non sono infatti le parole usate, ma è il modo, il tono dolce e scherzoso (tipico del bambinese) e...possiamo dire"morbido" che piace al bambino, soprattutto sentendo la voce della mamma e del papà (voci che già riconosceva quando era nella pancia!).
- il bambinese non viene spontaneo a tutti i genitori (anzi è una prerogativa dei nonni!), quello che conta però è il tono dolce e affettuoso con cui parlare al bebé.
- dopo i primi mesi però è importante rivolgere al bambino frasi semplici ma nominando le parole in modo corretto perchè possa sentire la pronuncia che pian piano dovrà imparare. E' utile, per esprimersi in modo semplice, utilizzare un linguaggio ridondante, ossia ripetere più volte il nome di un oggetto di cui stiamo parlando, il nome del bimbo, "mamma" ecc...
Ad esempio: "guarda Francesco: la palla! Che bella la palla! E' la palla di Francesco! Adesso la mamma da la palla a Francesco."
E' importante parlare in terza persona, perchè il bambino non è ancora in grado di distinguere l'io dal tu.
- intorno all'anno il bambino incomincia a ripetere tutto quello che sente dire e intorno ai 18 mesi prova a formare qualche semplicissima frase. E' allora il momento di stimolarlo, mostrandogli in modo semplice come è corretto parlare.
Se il bimbo dice "aua" la mamma gli domanderà "vuoi l'acqua?" e non "vuoi aua" e nemmeno "non si dice aua, ma acqua!". Il modo migliore per aiutarlo a imparare a parlare correttamente è quello di cercare di interpretare la sua richiesta o la sua affermazione, pronunciando la frase in modo corretto, senza ripetere il suo errore e poi correggerglielo. Incoraggiarlo significa anche dirgli "bravo" quando riesce ad abbozzare le prime frasi.
Il modo migliore per correggerlo è sempre quello di ripetere la parola o la frase in modo corretto.
Dai 18 mesi in poi, sempre rivolgendosi al bambino con frasi corrette ma non troppo lunghe, i genitori lo aiuteranno ad allargare il suo vocabolario e a formare frasi sempre più complesse.
Quindi il bambinese va bene (ma non è essenziale) nei primi mesi, quando sentire le voci, per il bambino, è anche un gioco. Ma quando si dimostra pronto a tentare di pronunciare le prime parole (generalmente incomincia col dire mamma e pappa) è importante che possa sentire come è corretto parlare.
Ma se la nonna si ostina a parlargli in bambinese?
Se il bimbo non è più un bebè, e passa molto tempo con la nonna, allora è bene che i genitori le chiedano di modificare il linguaggio, ma se il bimbo frequenta il nido oppure è a casa con la mamma, allora non c'è motivo di preoccuparsi: il bambino imparerà dai genitori o dalle educatrici il linguaggio corretto e prenderà il bambinese della nonna come un gioco.
E' diffusa, specie fra nonne e nonni, l'abitudine a parlare ai bambini con un linguaggio infantile, storpiando le parole come se le pronunciasse un bimbo piccolo: questo tipo di linguaggio è "il bambinese". Ma, se questa forma molto infantile va bene quando ci si rivolge a un neonato, quando il bambino incomincia a sperimentere le prime parole è necessario insegnargli la pronuncia corretta, nella forma grammaticale e nella sintassi (seppur semplificata) corrette.
Il linguaggio tra adulti e bambini si modifica seguendo la crescita e le maggiori capacità di comprensione del bambino; per questo, non c'è un "modo giusto" che vada bene sempre.
Comunque si possono tenere presenti alcuni spunti:
- il bambinese è una forma di comunicazione che mette subito in sintonia il neonato con la mamma: non sono infatti le parole usate, ma è il modo, il tono dolce e scherzoso (tipico del bambinese) e...possiamo dire"morbido" che piace al bambino, soprattutto sentendo la voce della mamma e del papà (voci che già riconosceva quando era nella pancia!).
- il bambinese non viene spontaneo a tutti i genitori (anzi è una prerogativa dei nonni!), quello che conta però è il tono dolce e affettuoso con cui parlare al bebé.
- dopo i primi mesi però è importante rivolgere al bambino frasi semplici ma nominando le parole in modo corretto perchè possa sentire la pronuncia che pian piano dovrà imparare. E' utile, per esprimersi in modo semplice, utilizzare un linguaggio ridondante, ossia ripetere più volte il nome di un oggetto di cui stiamo parlando, il nome del bimbo, "mamma" ecc...
Ad esempio: "guarda Francesco: la palla! Che bella la palla! E' la palla di Francesco! Adesso la mamma da la palla a Francesco."
E' importante parlare in terza persona, perchè il bambino non è ancora in grado di distinguere l'io dal tu.
- intorno all'anno il bambino incomincia a ripetere tutto quello che sente dire e intorno ai 18 mesi prova a formare qualche semplicissima frase. E' allora il momento di stimolarlo, mostrandogli in modo semplice come è corretto parlare.
Se il bimbo dice "aua" la mamma gli domanderà "vuoi l'acqua?" e non "vuoi aua" e nemmeno "non si dice aua, ma acqua!". Il modo migliore per aiutarlo a imparare a parlare correttamente è quello di cercare di interpretare la sua richiesta o la sua affermazione, pronunciando la frase in modo corretto, senza ripetere il suo errore e poi correggerglielo. Incoraggiarlo significa anche dirgli "bravo" quando riesce ad abbozzare le prime frasi.
Il modo migliore per correggerlo è sempre quello di ripetere la parola o la frase in modo corretto.
Dai 18 mesi in poi, sempre rivolgendosi al bambino con frasi corrette ma non troppo lunghe, i genitori lo aiuteranno ad allargare il suo vocabolario e a formare frasi sempre più complesse.
Quindi il bambinese va bene (ma non è essenziale) nei primi mesi, quando sentire le voci, per il bambino, è anche un gioco. Ma quando si dimostra pronto a tentare di pronunciare le prime parole (generalmente incomincia col dire mamma e pappa) è importante che possa sentire come è corretto parlare.
Ma se la nonna si ostina a parlargli in bambinese?
Se il bimbo non è più un bebè, e passa molto tempo con la nonna, allora è bene che i genitori le chiedano di modificare il linguaggio, ma se il bimbo frequenta il nido oppure è a casa con la mamma, allora non c'è motivo di preoccuparsi: il bambino imparerà dai genitori o dalle educatrici il linguaggio corretto e prenderà il bambinese della nonna come un gioco.
gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
io lo faccio già, pensa che inizia a camminare perchè lo lasciavo perterra dicendolidai, dai, capiva che nn loavreipreso, così pianopiano, un giorno me lo sono trovat vicino all gambe, anche i giochi, nn sono io che gli poro i iochi ma è lui che li cerca e se li porta dove vuole, così ,anche se sembra assurdo inizia a formarsi un carattere forte, pensa che basta già che lo guardi per nn fargli fare una cosa, sa che se nn rido sono arrabbiato, allora molla subito la cosa che ha in mano, alcune cose nn le ha finoa che nn mi dice, o tenta giustamente, di dirmi cosa vuole, adesso ha associato il suono del campanelo alla parola chi pè, ogni volta che suona si alza e fa ,chi è, ahahahahahaha
goku83- Provolone
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Re: il linguaggio
eh lo so, il linguaggio va stimolato...io ho costretto gaia a dire acqua....dice BABA ma almeno si capisce ke vuole....
quando facevo l uni un 3esame era proprio sul linguaggio del bambino, se fosse innato e se si imparava...ecco, io dico che si impara...ad esempio gaia ha detto mamma ma MAI ha detto papà...se ce l aveva "dentro" l'avrebbe detto
quando facevo l uni un 3esame era proprio sul linguaggio del bambino, se fosse innato e se si imparava...ecco, io dico che si impara...ad esempio gaia ha detto mamma ma MAI ha detto papà...se ce l aveva "dentro" l'avrebbe detto
gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
nn hamai avuto il bisognio di dirlo perchè nn lo ha mai visto forse, oppure era troppo piccola
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Re: il linguaggio
non l ha mai visto...non ho mai usato la parola papà quindi non la dice...io penso sia cosi
gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
lo penso anche io
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Re: il linguaggio
gaietta2710 ha scritto:eh lo so, il linguaggio va stimolato...io ho costretto gaia a dire acqua....dice BABA ma almeno si capisce ke vuole....
quando facevo l uni un 3esame era proprio sul linguaggio del bambino, se fosse innato e se si imparava...ecco, io dico che si impara...ad esempio gaia ha detto mamma ma MAI ha detto papà...se ce l aveva "dentro" l'avrebbe detto
Sai ale sull'innatismo del linguaggio ci sono molte scuole di pensiero ... ed alcuni ritengono che sia in parte innata in parte acquisita ...
ma non sono le parole che "abbiamo dentro" ... quelle le impariamo con l'ascolto nella società in cui viviamo ... sono gli schemi, gli archetipi, l'idea che si può comunicare usando il linguaggio ... emettendo suoni articolati per dare un segno all'oggetto esterno
anni- Nonna Belarda/Nonno Geppo
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"Chi sei" in poche parole : mi piace conoscere gli altri e condividere
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Re: il linguaggio
ale, hai fatto un bel lavoro, hai raccolto tante informazioni utili ...
anni- Nonna Belarda/Nonno Geppo
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Re: il linguaggio
:) grazie...penso sia utile anche sapere di non chiamare la carne"ciccia"
all'uni anche la prof diceva appunto che non si sa bene se è innato o meno il linguaggio....
all'uni anche la prof diceva appunto che non si sa bene se è innato o meno il linguaggio....
gaietta2710- Tenente Colombo
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09.09.82
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quando...
leggo tutte queste bellissime parole mi riempio di tristezza.
Io ho due bimbi, i miei tesori, Giulia di 4 anni e mezzo e Francesco di 2 anni e mezzo.
Il problema riguarda Francesco alla sua eta' non dice una parole tranne mamma che mi emoziona tutte le volte che mi chiama.
E' di un' intelligenza straordinaria, capisce e fa ogni cosa ma di parlare non se ne parla, anche per volere il ciuccio lo fa a gesti.
Ho deciso di portarlo da una logopedista, ho l'appuntamento dopo il ferragosto ma non so in che modo potra' mai aiutarmi.
A settembre iniziera' la scuola materna si trovera' bene???Si sforzera' per parlare con gli altri bimbi o si mettera' sempre in un angolino per giocare da solo???
Ho tantissima paura...
Io ho due bimbi, i miei tesori, Giulia di 4 anni e mezzo e Francesco di 2 anni e mezzo.
Il problema riguarda Francesco alla sua eta' non dice una parole tranne mamma che mi emoziona tutte le volte che mi chiama.
E' di un' intelligenza straordinaria, capisce e fa ogni cosa ma di parlare non se ne parla, anche per volere il ciuccio lo fa a gesti.
Ho deciso di portarlo da una logopedista, ho l'appuntamento dopo il ferragosto ma non so in che modo potra' mai aiutarmi.
A settembre iniziera' la scuola materna si trovera' bene???Si sforzera' per parlare con gli altri bimbi o si mettera' sempre in un angolino per giocare da solo???
Ho tantissima paura...
Annarita- Adulto/Adulta
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12.01.68
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"Chi sei" in poche parole : sono una peperina...
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Re: il linguaggio
in merito al linguaggio volevo sottoporvi questo studio...
“Sulla rivista Science è stata pubblicata una ricerca dell’Università del Texas condotta dai prof. Peter MacNeilage e Barbara Davis, conferma che analizzando i suoni emessi dai neonati, lattanti e bambini piccoli appartenenti a lingue e culture diverse, si è scoperto che questi suoni: da, da - ta, ta - na, na - ma , ma, …… sono sostanzialmente uguali nei bambini di tutto il mondo.
Sono i suoni di proto-parole appartenenti ad una lingua primitiva ed estinta che è memorizzata nel DNA dei neuroni del cervello, ma che è alla base di tutte le lingue del mondo.
Ma mano che l’umano cresce, apprende nuove relazioni fra i suoni, formulando parole sempre più complesse, fino ad imparare la grammatica, la sintassi……. fino a riscoprire da adulto cognitivo, le sue origini linguistiche archetipali, nei suoni/segni primordiali……..gli archetipi .....
Anche recenti studi effettuati all’Università di Cambridge, dal dott. John Locke, sull’origine del linguaggio, dimostrano che i bebè parlano un lingua arcaica e solo in seguito nei 2 e/o 3 anni, imparano ad imitare il linguaggio parlato degli adulti. Durante il primo anno la comunicazione avviene con un linguaggio archetipale sempre più ricco di “prerequisiti”; queste forme di linguaggio (prerequisiti) si esprime con: pianto, gesti, posizione del corpo, vocalizzazione e balbettio, pause, attese, anticipazioni ed azioni congiunte fra tutte queste cose formulando sequenze comunicative che gli permetteranno nel tempo, arricchendole, di arrivare a creare i presupposti per una comunicazione più piena.
Questo linguaggio arcaico/intuitivo/cognitivo, permette al piccolo di comunicare tutti i suoi stati d’animo e desideri a coloro che si occupano e si prendono cura di lui.
In questa fase il piccolo reagisce al linguaggio degli adulti con una sincronia interattiva, muovendo il corpo con dei ritmi che sono coordinati sulla scadenza delle frasi ascoltate, come dimostrano i video tape utilizzati per quegli studi.
Dai 3 mesi alla scadenza dell’anno, il piccolo inizia il balbettio in un continuo gioco (vocalizza e collega consonanti archetipali come ma, na, go, be, ecc.;
A 5 o 6 mesi, passa dalla fallazione, atto in cui lo stesso suono viene ripetuto molte volte, es.: ma, ma, ma, alla ecolalia, fase nella quale inizia a ripetere suoni pronunciati dall’adulto, che in realtà non farebbe che ripetere i suoni ancestrali che rappresentano il “corredo di base” dei neonati, rinforzando la sua lallazione.
A 12 mesi il piccolo inizia ad imitare alcuni suoni dall’adulto che non erano presenti nella fase del balbettio.
“Sulla rivista Science è stata pubblicata una ricerca dell’Università del Texas condotta dai prof. Peter MacNeilage e Barbara Davis, conferma che analizzando i suoni emessi dai neonati, lattanti e bambini piccoli appartenenti a lingue e culture diverse, si è scoperto che questi suoni: da, da - ta, ta - na, na - ma , ma, …… sono sostanzialmente uguali nei bambini di tutto il mondo.
Sono i suoni di proto-parole appartenenti ad una lingua primitiva ed estinta che è memorizzata nel DNA dei neuroni del cervello, ma che è alla base di tutte le lingue del mondo.
Ma mano che l’umano cresce, apprende nuove relazioni fra i suoni, formulando parole sempre più complesse, fino ad imparare la grammatica, la sintassi……. fino a riscoprire da adulto cognitivo, le sue origini linguistiche archetipali, nei suoni/segni primordiali……..gli archetipi .....
Anche recenti studi effettuati all’Università di Cambridge, dal dott. John Locke, sull’origine del linguaggio, dimostrano che i bebè parlano un lingua arcaica e solo in seguito nei 2 e/o 3 anni, imparano ad imitare il linguaggio parlato degli adulti. Durante il primo anno la comunicazione avviene con un linguaggio archetipale sempre più ricco di “prerequisiti”; queste forme di linguaggio (prerequisiti) si esprime con: pianto, gesti, posizione del corpo, vocalizzazione e balbettio, pause, attese, anticipazioni ed azioni congiunte fra tutte queste cose formulando sequenze comunicative che gli permetteranno nel tempo, arricchendole, di arrivare a creare i presupposti per una comunicazione più piena.
Questo linguaggio arcaico/intuitivo/cognitivo, permette al piccolo di comunicare tutti i suoi stati d’animo e desideri a coloro che si occupano e si prendono cura di lui.
In questa fase il piccolo reagisce al linguaggio degli adulti con una sincronia interattiva, muovendo il corpo con dei ritmi che sono coordinati sulla scadenza delle frasi ascoltate, come dimostrano i video tape utilizzati per quegli studi.
Dai 3 mesi alla scadenza dell’anno, il piccolo inizia il balbettio in un continuo gioco (vocalizza e collega consonanti archetipali come ma, na, go, be, ecc.;
A 5 o 6 mesi, passa dalla fallazione, atto in cui lo stesso suono viene ripetuto molte volte, es.: ma, ma, ma, alla ecolalia, fase nella quale inizia a ripetere suoni pronunciati dall’adulto, che in realtà non farebbe che ripetere i suoni ancestrali che rappresentano il “corredo di base” dei neonati, rinforzando la sua lallazione.
A 12 mesi il piccolo inizia ad imitare alcuni suoni dall’adulto che non erano presenti nella fase del balbettio.
Earthquake- Maturo/Matura
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Re: il linguaggio
gaietta2710 ha scritto:sconsigliabile:
correggerlo sempre, ogni volta che prova a formulare una parola e fa un errore, perché potrebbe scoraggiarsi e rinunciare
inventare per lui parole storpiate che imitano il "bambinese"(il modo di parlare dei bambini piccoli), perché gli si da un modello sbagliato da cui imparare.
Come comportarsi:
parlare spesso con il bambino, utilizzando frasi brevi e semplici e scandendo bene le parole.
rispondere sempre a quello che il bambino dice, anche se ci sembra incomprensibile. Questo favorirà in lui la comprensione dei turni della conversazione.
quando il bambino dice qualcosa che non capiamo, suggerire una interpretazione di quello che voleva dire e rispondergli in questo modo
se osserva o indica delle cose o persone, nominargliele sempre
oltre a nominare le cose è bene anche collegare le parole con aggettivi e costruire brevissime frasi.
io mi ricordo che quando luca sbagliava le parole non gli dicevo "no hai sbagliato, si dice così" mi ricordo che gli dicevo "bravo acqua" ripetendo la parola correttamente
Lula- La Fondatrice
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"Chi sei" in poche parole : felicemente mamma....
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Re: il linguaggio
cekko......nulla è un caso è ahahahaaha, nn saprei, hosempre pensato che i bimbi sappiano cose che noi nn conosciamo, ma con il tempo dimenticano .......
goku83- Provolone
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Re: il linguaggio
infatti laura penso proprio si faccia cosi...
annarita, mia filgia ha 21 mesi e dice pochissime parole...anche se è piu piccola del tuo sto in ansia perke vedo coetanei o piu piccoli che chiacchierano e mi dispero a volte...anche se,l come il tuo cucciolo, capisce TUTTO TUTTO.... il pediatra dice che ognuno ha i propri tempi....
aspetterei a portarlo da uno specialista....magari poi all'asilo si sblocca vedendo tutti gli altri bimbi parlate
annarita, mia filgia ha 21 mesi e dice pochissime parole...anche se è piu piccola del tuo sto in ansia perke vedo coetanei o piu piccoli che chiacchierano e mi dispero a volte...anche se,l come il tuo cucciolo, capisce TUTTO TUTTO.... il pediatra dice che ognuno ha i propri tempi....
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gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
ale ti fidi di quello che ti dico? luca a due anni non diceva gran chè...anche io domandavo al pediatra e lui mi diceva di avere pazienza e che avrei rimpianto il periodo in cui non parlava! ed infatti è stato così...guarda luca a 3 anni non parlava bene ed anche io mi ero preoccupata ma fino ai 4 anni credo anche 5 nessuno ti consiglierebbe di intervenire con una terapia! stai tranquilla..l'importante è che venga stimolata. mi ricordo che io a luca parlavo, leggevo le favole...
Lula- La Fondatrice
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Re: il linguaggio
è giusto ale che tu faccia un confronto con altri bambini della sua età ma devi anche pernsare che ogni bambino ha i suoi tempi..magari gaietta sarà più svelgia su altre cose, che so a livello motorio..insomma il confronto si ma non devi basarti solo su quello. Credo che l'importane sia che faccia comunque passi avanti anche se piccoli
Lula- La Fondatrice
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Re: il linguaggio
masssi mi fido :):)
infatti io faccio di tutto,,,,,un po mi scoraggio....poi cerco di pazientare come mi dite tutti
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gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
Lula ha scritto:è giusto ale che tu faccia un confronto con altri bambini della sua età ma devi anche pernsare che ogni bambino ha i suoi tempi..magari gaietta sarà più svelgia su altre cose, che so a livello motorio..insomma il confronto si ma non devi basarti solo su quello. Credo che l'importane sia che faccia comunque passi avanti anche se piccoli
la vedrai che roba :) è un monello
gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
ma si e poi guarda se gli metti l'ansia lei lo recepisce ed è peggio! rilassati ale, stai serena, te lo dico davvero con tutto il cuore!!! come se fossi una sorella..le direi le stesse le cose|!!!!!
Lula- La Fondatrice
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Re: il linguaggio
gaietta2710 ha scritto:Lula ha scritto:è giusto ale che tu faccia un confronto con altri bambini della sua età ma devi anche pernsare che ogni bambino ha i suoi tempi..magari gaietta sarà più svelgia su altre cose, che so a livello motorio..insomma il confronto si ma non devi basarti solo su quello. Credo che l'importane sia che faccia comunque passi avanti anche se piccoli
la vedrai che roba :) è un monello
e allora!!!! l'importante è che faccia i SUOI progressi con i SUOI tempi!!!! poi magari all'improvviso comincia a parlare e allora ti sfogherai con noi perchè non ce la farai più!!!!
Lula- La Fondatrice
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Re: il linguaggio
sai ke me lo dicono tutte le mamme?
gaietta2710- Tenente Colombo
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Re: il linguaggio
allora devi crederci Ale. guarda Luca è sempre stato un bambino un pò in ritardo ma io non ho mai voluto basarmi esclusivamente sui confronti erchè sarebbe stato uno stress per me e soprattutto per lui.Lui ha la sua identità, lui ha i suoi tempi, lui non è gli altri, lui è Luca ed io rispetto la sua personalità, il suo modo di essere, i suoi tempi.
Lula- La Fondatrice
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